Finalmente anche le barbatelle del secondo lotto del progetto vigneto-bio hanno trovato dimora ma, in queste terre, su questi terrazzamenti strappati ai rovi e ritornati a coltivo con estrema fatica, la terra si è dovuta sostanzialmente lavorare tutta a mano per preparare il terreno, di vanga, di rastrello, coadiuvati solo da un piccolo motocoltivatore col quale si riesce a passare negli impervi spazi di accesso ai terrazzamenti , ma poi si tratta di piantare a mano tutti i pali, uno ad uno, creando lo spazio nel terreno col mitico “palferro”.
Insomma, febbraio, marzo ed aprile sono alle spalle, e con essi anche tutta la fatica. Ma ecco che l’amaca tra i due tigli permette un pò di ristoro…
E poi mettere a dimora una giovane vite, una barbatella, è come adagiare tra le braccia di una madre la propria bimba appena nata. Madre Terra.